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Archivio del Sacro
Copertina

Snocaps, S/T

2025, Anti-

Il ritorno delle sorelle Crutchfield non è stato annunciato, ma suggerito, lo scorso 15 ottobre con una coppia di foto pubblicate in contemporanea sui loro account Instagram.
Nella prima, Allison e Katie sono accompagnate da MJ Lenderman e dal produttore Brad Cook. Nella seconda, le loro mani sono radunate nel rituale pre-partita delle stacked hands, ad indicare l’incipit di una nuova missione, una comunità d’intenti, il tutto che supera la somma delle parti.

Snocaps, l’album d’esordio del loro nuovo eponimo progetto, uscito il giorno di Halloween su ANTI-, si configura fin dal primo ascolto come cruciale tassello nel mosaico della produzione artistica individuale e comune di Katie (più nota come Waxahatchee) e Allison. Comparse nella scena DIY dell’Alabama durante gli anni zero, dapprima con The Ackleys e successivamente con P.S. Eliot, le sorelle Crutchfield hanno dato prova fin dall’adolescenza di custodire un raro dono per la scrittura di canzoni capaci non solo di narrare, ma di evocare vignette di vita con precisione da orologiaie, rendendo nitidi e palpabili gli stridori e le incoerenze dei rapporti umani più stretti.
Il catalogo degli album di P.S. Eliot, in particolar modo, è circoscritto a due titoli - Introverted Romance in Our Troubled Minds, 2009 e Sadie, 2011 - che rimangono pietre miliari, seppur di nicchia, della sfera dello scibile nota come Teenage Angst alla Periferia dell’Impero. Dico sfuggenti non perché poco espliciti nel racconto della noia corrosiva e della brama di fuga che si fa chiodo fisso di chi abita luoghi apparentemente immobili, ma perché la statura di entrambi i lavori li pone al di sopra delle aspettative che potremmo nutrire nei confronti di una produzione che, di primo acchito, suona pop-punk, seppur edificato su noti e celebrati pilastri dell’indie rock e dal post-hardcore americano.

Dopo P.S. Eliot, le strade musicali di Katie e Allison si sono separate.
La prima ha intrapreso una carriera solista, con il nuovo moniker Waxahatchee, pubblicando sei album tra il 2012 e il 2024. Nell’arco di poco più di un decennio, la maturità e versatilità della sua scrittura, unite alle sue caratteristiche doti canore, l’hanno resa una cantautrice cruciale nel panorama indie rock contemporaneo, che ha abitato dapprima con sonorità lo-fi e, più di recente, avvicinandosi a territori in dialogo con il genere onnipresente nei luoghi della sua infanzia, il country.

Allison, da parte sua, ha militato dapprima nei validi Swearin’ con Kyle Gilbride e, a partire dal 2014, ha seguito le orme della sorella, scrivendo due album solisti che risultano distintamente altri rispetto ai suoi lavori precedenti, anche grazie al passaggio dalla strumentazione rock più classica ad un assetto da cameretta con synth e drum machine. Il suono di questa porzione della sua produzione è ruvido e tattile, a tratti reminiscente degli esperimenti solipsistici di Julie Ruin (1998), l'omonimo album scritto da Kathleen Hanna sotto pseudonimo durante un periodo di pausa dalle Bikini Kill.

Nel diagramma delle carriere delle sorelle Crutchfield, Snocaps è quindi un oggetto multiforme: un ritorno ad una configurazione già esplorata, una cucitura, un nuovo punto d’arrivo e di partenza. Il disco è organizzato secondo uno schema che invita ad una lettura ben precisa: dodici canzoni (più un reprise che fa da chiusura) divise in maniera equa tra le due sorelle sia sul fronte della scrittura sia dell’esecuzione, con backing vocals a loro volta alternati. L’orecchio allenato può riconoscere senza grandi sforzi la penna di ciascun brano.
Quelli di Katie suonano vasti e in linea con il livello di maestria dei suoi ultimi due album, la cui apparente immediatezza non è dissimile dal modo in cui un atleta all’apice della propria carriera può far sembrare facile la più complicata delle manovre. Le canzoni scritte da Allison sono invece portatrici di una texture più ruvida, vicina di volta in volta a ciascuna delle fasi sonore della sua carriera, ma con un chiaro sigillo di maturità e misuratezza che può derivare solo dall’esperienza.
Nonostante questa differenza sostanziale, sul fronte sonoro l’album risulta organico, oltre che ben bilanciato tra le due autrici, anche grazie alla presenza distintiva e diffusa della chitarra di MJ Lenderman e alla produzione di Brad Cook, collaboratore stretto di Katie nella realizzazione dei suoi ultimi due album come Waxahatchee.

Snocaps è un disco che tratta temi spigolosi, come le dipendenze e le conseguenze disastrose che queste possono avere sui rapporti più stretti (You in Rehab, Coast), ma lo fa costruendo al contempo una rete di sicurezza, che ci permette di osservare ciò che è difficile dalla prospettiva di chi questa difficoltà l’ha incarnata, soppesata a lungo e individuata come minaccia all’integrità dei propri legami. Ritornano anche le immagini delle fughe e dei viaggi in auto, come su Brand New City, un brano che ricorda non solo le sonorità e le ambientazioni di Last Splash, il disco più noto delle Breeders, ma che è in dialogo con quest’ultimo anche grazie alla rara intessitura, in entrambi i casi, delle voci di due gemelle.
Non manca uno struggente déjà-vu all’essenzialità e alla cruda trasparenza dei primi album di Waxahatchee, American Weekend (2012) e Cerulean Salt (2013), la cui dimensione domestica, carica di torpore, rende I Don’t Want To un brano emblematico nell’illustrare la versatilità e le ramificazioni della scrittura di Katie.

Snocaps non è quindi un ritorno alle origini, ma una fruttuosa esplorazione di scenari e rapporti storici, già narrati nelle rispettive traiettorie di carriera, che con questa veste narrativa assumono nuova e preziosa energia.